Quegli occhi che mi trapassano l’anima come se fossero lame d’acciaio ed entrano dentro il mio corpo squarciandolo ad ogni ricordo. Ah! Amore mio! Perché è questo il destino che ci è stato affidato? Perché è questa la fine che tante emozioni, che tanta energia, che tanta passione è costretta a vivere? Perché non trasformiamo l’energia di questi sguardi in parole – e dunque in azione -, perchè non prendi ciò che senti e me lo spiaccichi in faccia come fanno i clown con le torte agli altri clown. Potremmo riderne insieme sai? O potremmo piangerne, se volessi, potremmo arrabbiarci ed indignarci e pungerci a vicenda come api o zittirci a vicenda mettendo le nostre labbra l’una sull’altra o voltandoci le spalle e correre per vie diverse e parallele ed intangibili.
Amore ti chiedo solo di leggermi come fai con un libro o come faccio io con te. Ti chiedo di guardarmi come hai fatto e sai ancora fare, ti chiedo di parlarmi e fare ordine in questo scempio di vita che abbiamo creato insieme e non creato, a darne nuovamente un senso e un filo logico e ti chiedo, umilmente, di farmi ancora le iniezioni di poesia che tu sai fare.